Dipendenza quindi a b c d e f. A dipendenza quindi. AB Quindi. AC Quindi. Q Quindi. W Quindi. E Quindi. R Quindi. F Quindi. G Quindi. HG Quindi. R Quindi. QA Quindi. QW Quindi. Z Quindi. X Quindi. C VB Quindi. B Quindi. ER Quindi. QQQ AB Quindi. BB Quindi. BBB Quindi. C Quindi. CCC Quindi. CC Quindi. XE Quindi. W Quindi. WWW Quindi. WW Quindi. S Quindi. SS Quindi. SSS Quindi. SSS Quindi. GGG Quindi. GG Quindi. G Quindi. H Quindi. HH Quindi. HHH Quindi. JJJ Quindi. JJ Quindi. J Quindi. KKK Quindi. KK Quindi. K Quindi. L Quindi. LLL Quindi. LL Quindi.
Controllo delle notifiche e perdita del sonno: la spirale tossica della dipendenza da smartphone tra i giovani
“L’infanzia basata sul telefono ha fallito, portando ansia e isolamento. È ora di interrompere questo esperimento digitale e riportare i bambini al mondo reale”: con queste parole si conclude il libro di Jonathan Haidt “La generazione ansiosa”, che sottolinea come la diffusione dello smartphone (e la dipendenza da esso) è alla base dell’aumento delle patologie psichiche dei giovani, osservato negli ultimi 10-12 anni in tutto il mondo. A dimostrare la tesi dell’autore sono dati concreti come quelli del nuovo Osservatorio GenerationShip di Changes Unipol in collaborazione con Kkienn Connecting People and Companies secondo cui il 91% dei giovani (tra i 16 e i 35 anni) possiede uno smartphone e il 64% lo utilizza in modo frequente o continuo, trascorrendo da 4 a oltre 6 ore al giorno connessi.
L’utilizzo assiduo si traduce per il 90% dei giovani in comportamenti problematici come perdita del sonno (il 57% usa lo smartphone fino a tarda notte), ansia da interazione (il 50% teme di non essere raggiungibile o perde tempo controllando notifiche), riduzione della socialità (il 40% preferisce interazioni online a quelle faccia-a-faccia), diminuzione delle prestazioni (il 30% riscontra problemi a scuola, a lavoro o nelle relazioni). Un giovane su cinque (21%) dichiara un uso continuo (“sempre o quasi sempre collegati”) mentre il 43% ha un “uso frequente ma non continuo”. Fra gli adulti i numeri sono più contenuti ma non di molto (56% contro 64%).
Dipendenza consapevole
È interessante considerare che otto intervistati su dieci si considerano consapevolmente dipendente dallo smartphone. Anche il genere condiziona la relazione con lo strumento: le donne, in generale, sono più dipendenti degli uomini (69% contro 64%) e prediligono social media e app di messaggistica. Gli uomini, invece, sono più attratti da notizie, app di intrattenimento, giochi, scommesse online, pornografia e intelligenza artificiale.
A fronte della consapevolezza il 53% dei giovani riconosce la necessità di difendersi dallo smartphone, ma solo una minoranza riesce a ridurne l’utilizzo. Il 57% degli intervistati è contrario a restrizioni sull’uso dello smartphone, tranne che alla guida (73%) o in classe (64%).
Più giovani, più colpiti
La ricerca, che in parte è allargata anche alla popolazione fino ai 74 anni, indaga anche l’utilizzo dello smartphone per professione. Anche in questo caso la percentuale di utilizzo più frequente (70%) riguarda gli studenti, dunque la fascia più giovane della popolazione. Il 90% dei giovani segnala almeno un comportamento problematico, contro il 70% degli adulti. I giovani si distinguono per il maggior impatto sulla vita di relazione: il 40% segnala una riduzione della socialità (contro il 29% degli adulti), il 30% una riduzione delle prestazioni nel lavoro, nello studio, nelle relazioni (contro il 14%). I ragazzi dai 16 ai 22 anni riconoscono di avere più difficoltà a mantenere il controllo sullo strumento. I comportamenti problematici fra i giovanissimi (16-22 anni) sono più numerosi e impattanti sulla vita di relazione. Riguardano il perdere tempo in attività inutili (47%), perdere ore di sonno (30%), la minore produttività nello studio (25%), il rinvio degli impegni (17%).

Le forme di dipendenza
Secondo la ricerca di Changes Unipol, la dipendenza da smartphone può manifestarsi in due forme principali: una dipendenza emotiva e una meccanica. Entrambe, pur se apparentemente distinte, contribuiscono a plasmare il nostro rapporto con la tecnologia in modi che minano il benessere psicologico.
La dipendenza emotiva si nutre della continua esposizione alla vita degli altri, spesso idealizzata e priva di difetti. I social network offrono una realtà distorta, dove i corpi sono sempre perfetti, le vite sempre piene e ogni momento sembra essere il più felice di tutti. La necessità di colmare il vuoto esistenziale diventa una spirale in cui il confronto con gli altri — sia in termini di successi professionali, di lifestyle o di aspetto fisico — è incessante. Questo processo, alimentato dalla paura di essere esclusi (Fomo – Fear of missing out), spinge molti a inseguire un ideale che non esiste, favorendo un continuo stato di ansia da prestazione. Il rischio di cadere in questa trappola è particolarmente alto tra i giovani, che percepiscono un’autoaffermazione costante come una necessità imprescindibile.
La dipendenza meccanica, invece, si manifesta nel comportamento ripetitivo e compulsivo del “scrolling”. È una forma di fruizione passiva, che non nasce da un bisogno di contenuti specifici ma dal desiderio di occupare il tempo vuoto o riempire il silenzio esistenziale. Lo scroll infinito diventa un automatismo che toglie energia mentale, portando all’alienazione e alla perdita di consapevolezza del tempo. Inizialmente innocuo, questo comportamento può dilatarsi, occupando porzioni sempre più grandi della giornata e interferendo con la socialità, i compiti quotidiani e, in particolare, con il sonno. La difficoltà nel dormire, a sua volta, riduce la capacità di concentrazione il giorno successivo, creando un circolo vizioso che favorisce ulteriormente l’isolamento e il ricorso allo smartphone come unica attività che non richiede un impegno cognitivo significativo.
Le conseguenze
Infine, entrambi questi tipi di dipendenza alimentano un clima di insoddisfazione e ansia. Il confronto costante con gli altri, tanto sui social quanto nella vita quotidiana, può generare una percezione distorta di sé e degli altri, contribuendo a fenomeni di depressione, disturbi alimentari e altre problematiche psicologiche. La ricerca di una perfezione irraggiungibile — un corpo ideale, una vita “perfetta” — è oggi più che mai radicata nei comportamenti legati alla fruizione dei social, che, purtroppo, sembrano offrirci solo una visione superficiale e idealizzata dell’esistenza.
In questo contesto, diventa cruciale sviluppare una consapevolezza critica nei confronti di come utilizziamo la tecnologia e imparare a gestirla in modo sano, soprattutto per le nuove generazioni, che rischiano di essere le più vulnerabili a questi meccanismi psicologici.