Progetto
Il progetto disconnessi consiste in un’uscita sul territorio di 2/3 giorni, che prevede la totale disconnessione dal telefono e dai social media. Come sappiamo, l’utilizzo di quest’ ultimi comporta la sintesi della dopamina. La dopamina è un neurotrasmettitore fortemente implicato nel circuito di ricompensa che causa un piacere che crea dipendenza.
motivazioni e finalità del progetto
Origine
la nascita del progetto “disconnessi”
La dopamina ha una funzione di controllo su: il movimento, la cosiddetta memoria di lavoro, la sensazione di piacere, la ricompensa, la produzione di prolattina, i meccanismi di regolazione del sonno, alcune facoltà cognitive e la capacità di attenzione. A livello chimico è una molecola organica, appartenente alla famiglia delle catecolamine, che nell’encefalo degli esseri umani e di altri animali ricopre l’importante ruolo di neurotrasmettitore.
La ricompensa nell’uso dei social network
Ogni volta che riceviamo una qualsiasi notifica, che sia un like o un commento, viene rilasciata una piccola gratificazione che a livello fisico si trasforma in una scarica di dopamina. È questa la sostanza che sta alla base della nostra dipendenza dagli smartphone e, in particolare, da social network. Il meccanismo che regola il rilascio di dopamina e la gratificazione che ne segue è chiamato sistema di rinforzo intermittente positivo. A illustrare questo meccanismo è stato per primo Tristan Harris (ex dipendente Google).
Che cosa comporta?
In generale, il rinforzo alternato o rinforzo intermittente positivo crea un clima di dubbio e ansia che costringe la vittima a cercare costantemente un rinforzo positivo con cui alleviare l’angoscia generata. Quando viene data la ricompensa, che coincide appunto con il rinforzo positivo, il media, abbiamo una condizione cervello produce dopamina, la quale crea a sua volta dipendenza. Sui social media, la gratificazione coincide per la maggior parte dei casi con le interazioni (likes, followers, reactions) e ciò di conseguenza crea la dipendenza dai social network. Questo porta di conseguenza ad un uso ancora più potente di questi mezzi.
L’attività proposta consente lo sviluppo del medesimo neurotrasmettitore, ma in questo caso è positivo, perché ci aiuta a divertirci e socializzare con i nostri compagni, o ci invoglia a leggere un libro sulla flora e la fauna locale.
Studi di metanalisi, cioè studi che aggregano moltissimi altri studi precedenti per estrarre correlazioni significative, segnalano come all’aumentare dell’utilizzo passivo dei social network diminuisca il benessere soggettivo della persona. Altri studi di neuroimaging che indagano l’impatto dei social media sul nostro cervello ci mostrano come questi alterino la materia grigia (la zona dove si concentrano i nuclei neuronali), in particolare quella delle aree delle emozioni, della presa di decisioni e dell’autocontrollo. Hanno infine un impatto sulla nostra capacità di rimanere concentrati a lungo, data la natura effimera e frenetica dei contenuti di cui usufruiamo tipicamente sui social network.